Ieri sera nell’aula magna dell’UvA (Universiteit van Amsterdam) mi sembrava di assistere a una nuova versione de La meglio gioventù, il presunto capolavoro cinematografico intriso della peggiore ipocrisia. In realtà stavo assistendo a un’intervista (in inglese, e il perché lo sanno solo gli dei) di Marc Leijendekker (ex corrispondente in Italia del quotidiano olandese NRC) a Beppe Severgnini, giornalista di indubbia fama. L’occasione era data dalla pubblicazione di Italianen voor Gevorderden, la traduzione olandese di La testa degli italiani (2006).
Severgnini ha una missione: spiegare agli stranieri che cosa c’è nella testa dei suoi connazionali. Ci sono due visioni dell’Italia, dice. La prima è AF (ovvero American Female), la donna americana che, con il cuore spezzato, arriva in Toscana, dove riscopre se stessa e l’amore fra le braccia dell’idraulico locale (“Lo sapevate che l’idraulico in toscano si chiama trombaio?“. Har har! Le signore gigoleggiano deliziate). La seconda è BM (British Male), l’inglese che pensa che l’Italia sia un vero inferno. Severgnini vuole combattere questi stereotipi (“Stereotypes are wrong“) presentando un quadro dell’Italia come una terra di menti intelligenti, flessibili, individualiste, generose, coraggiose, creative, umane e, non da ultimo, sexy.
Fin qui nulla da eccepire, se non che combattere gli stereotipi con altri stereotipi di solito non porta a gran cosa.
Leijendekker cerca di dirottare la conversazione verso altri lidi, Berlusconi, la politica, la spazzatura, i Roma, gli illegali. Ma Severgnini ha un one man show da condurre e non tollera interruzioni.
Berlusconi è cambiato, dice, ha capito che le cose devono essere fatte diversamente; pur non avendolo votato (!), il giornalista italiano è sicuro che il nuovo capo del governo riuscirà a ottenere qualche risultato.
La spazzatura poi è un problema che riguarda solo Napoli e dintorni. All’osservazione di uno studente Erasmus, che gli fa notare che le scorie radioattive nelle discariche abusive arrivano a Napoli da tutta l’Italia, Severgnini si arrabbia (“You’re being unfair!”) e inizia a sbagliare i plurali.
Incalzato dalla domanda di un secondo studente Erasmus, Severgnini afferma che in Italia ci sono solo tre regioni con grandi problemi di mafia. Nel resto del paese regna solo una sensazione di disagio. A suo parere, con Gomorra Saviano ha fatto “a very artistic point” (sic).
Per rispondere alle domande di taglio leggermente critico, Severgnini inizia dalla preistoria dei tempi, sommergendo gli ascoltatori in un fiume di parole, in cui non si può far altro che affogare, perché non c’è speranza di arrivare a una risposta ben precisa. Lo confesso, un paio di volte mi sono distratta: a cercare di indovinare le varietà dei fiori che addobbavano la sala, a ridacchiare per il signore seduto davanti a me che si era tolto una scarpa sotto lo sguardo inorridito della moglie, che lo ha colpito con una gomitata nel fianco per richiamarlo all’ordine, a chiedermi quanti morti si sarebbero potuti totalizzare se l’organo là in alto fosse caduto improvvisamente.
Dopo un’ora e mezza, Severgnini conclude che i problemi del nostro paese devono essere risolti dalle persone competenti, dalle commissioni. Ci vuole tempo, portiamo pazienza. La gente di per sé non può fare gran cosa. Forse nascondere la testa ben in profondità nella sabbia?
Finita l’intervista, il rappresentante dell’Istituto Italiano di Cultura ringrazia tutti e promette che in un prossimo futuro sarà invitato anche Gladiano (intendeva Saviano), a dimostrare che non si fanno preferenze.
Gli Italians online presenti (assomigliano un po’ ai sorcini di Renato Zero, anche se meno avventurosi cromaticamente) si affollano intorno a Severgnini, modello scuola di Atene.
In fondo alla sala si iniziano ad aprire le bottiglie di prosecco.
Postato da: IM
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